martedì 6 marzo 2012

Le città sommerse




Città che ho scelto di dimenticare;

è un gran peccato.

Città medievali con Mc Donald per amanti frettolosi:

quelli eravamo noi

che ci guardavamo

e ci promettevamo di ascoltarci

per non dimenticare in fondo ad una storia

la nostra individualità originariamente androgina,

per conservare intatte le sensazioni primordiali

e le motivazioni che ci spinsero in un letto sfatto

prima ancora di toccarci

e rovinare la nostra divinità con parole sfacciatamente umane.

Quelli eravamo noi

che ci promettevamo

di far galoppare i nostri sogni all’unisono

senza innalzare subdoli ostacoli

per poi ricondurli realizzati al maneggio,

tenendoci per mano

e facendo battere le nostre ciglia insieme a quelle dell’altro

così da vedere gli stessi pezzi di mondo

e lasciare all’universo ciò che l’altro non poteva vedere.

Quelli eravamo noi

e già oggi siam diversi

e corriamo in gare differenti

e già non pensiamo più a noi

mentre moriamo in vite divergenti.

Ed io che penso tristemente

all’espressione che avevi con me

chiedendomi se sia diversa ora

e già forse pensi ad altro,

abbandonando i nostri ricordi

sull’argine prosciugato del fiume

rendendoli carne da avvoltoi,

ma una carne povera

che non può attrarre nessuno

se non i vermi nudi,

mentre una donna in nero

ti sussurra, per non urlarlo,

“Ti prego, non farlo.

Non tornare, non farlo”.

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