Pavimenti sbiaditi con geometrie perfette per le nostre liti inferiori
buste stese a ricordarci che siam noi, lasciarsi andare
domandandosi dove sia quel giorno
il giorno più verde che c’è
forse abbandonato in un ricordo assolato d’infanzia
un ricordo distratto
e non ricordarsi il modo per tornarci
il ponte demolito, gli alberi abbattuti
la terra arsa e le fabbriche solitarie.
E pensare di incontrarsi di notte in un letto
e svegliarsi sapendo che è stato un incontro addormentato
più che una corrispondenza biunivoca
di frecce e sguardi e luci di parole.
Le macchine parcheggiate male
davanti alle palestre simili a baratri
luoghi di perdizione dei freddi resti di buon senso.
Tornare indietro a cancellar momenti
a cambiar le situazioni e gli incontri casuali
per scoprire che i pezzi non combaciano
e capire com’è tutto collegato
assurdamente intrecciato a salire
verso il giorno più verde che c’è
che forse c’è già stato
e in quel caso piangere
sui pavimenti sotto gli arazzi
i miei singhiozzi per voi e per me.
Ho un occhio gonfio e non so perché.
E rialzarsi e fumare
sui balconi oscurati da foglie d’incenso immaginarie
le nostre domeniche distrutte dai mal di testa.
E le ferite interiori che bruciano con l’alcol
che bruciano con l’erba.
Assumiamo in droghe i nostri giorni peggiori
ripetutamente scappando
e tornando inferociti a batterci.
Attaccami con dolcezza.
Torna, parliamo,
non te ne andare.
Forse ora capisco che non sei mai arrivato.
La devastazione delle nostre camere
la gente che dorme nei nostri letti
gente intercambiabile
come l’aria in casa o in ufficio.
E vivere di libertà
e spezzare i legami
ed evadere di prigione
per fuggire nei boschi finlandesi
e sulle colline di Lepricani;
forse era quello il giorno più verde che c’è
e noi l’abbiam squartato e divorato.
Anche se tutto aleggia
con il cool jazz nella mia mente
così precisamente calcolato,
atti di premeditazione sentimentale,
anche se è tutto in disordine ora
c’è una sottospecie di ordine interiore
e pace dei sensi
ed apatia
e sangue e speranze solo momentaneamente abbandonate.
Lanciarti i miei segnali chimici attraverso un’indifferenza metallica.
Possiamo andare e tornare
e fare come se nulla fosse mai accaduto mai mai mai mai.